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Harold Coward
JUNG E IL P
ENSIERO
ORIENTALE




Con i contributi di 
J. Borelli, J. F. T. Jordens, J. Henderson




John Borelli è Professore Associato e Rettore del Dipartimento di Studi Religiosi presso il College of Mount St. Vincent, Riverdale, N.Y., U.S.A. Suoi articoli sono apparsi in: Philosophy East and West, Ecumenical Trends, Thought.

Harold Coward è Professore di Studi Religiosi e Direttore di The Calgary Insitute for the Humanities, The University of Calgary, Calgary, Alberta, Canada. è autore di articoli e libri, tra cui: Bhartrhari, Sphota Theory of Language e Pluralism: Challenge to World Religions.

Joseph L. Henderson è membro fondatore ed ex-presidente del C. G. Jung Institute of San Francisco. è stato Professore di Psichiatria presso la Stanford University; attualmente svolge la sua attività di psicologo analista come libero professionista. è autore di “I miti antichi e l’uomo moderno” in L’uomo e i suoi simboli, a cura di C. G. Jung. Suoi contributi sono apparsi in numerose riviste tra cui: Psychological Perspectives e Journal of Analytical Psychology.

J. F. T. Jordens è Preside presso la Faculty of Asian Studies, The Australian National University, Canberra, Australia. è autore di molti articoli e libri tra cui: Dayananda Sarasvati: His Life and Times, e Swami Shraddananda: His Life and Causes.

“In questi capitoli su Jung e lo yoga, Harold Coward presenta un resoconto molto necessario, chiaro e completo della relazione di C. G. Jung con le tradizioni religiose dell’India e, in una certa misura, di altre forme della spiritualità orientale. Insieme con i saggi successivi di J. Jordens e J. Borelli, egli ha mantenuto in ogni parte un giusto equilibrio tra la condivisione e la non condivisione del punto di vista di Jung sull’utilità della religione orientale per gli occidentali. Sono tutti d’accordo nel giustificare l’insistenza di Jung sul metodo empirico, ma sono in disaccordo là dove questi sembra rifiutare certi valori che l’Oriente offre all’Occidente. 
Forse Jung affermò troppo spesso che il misticismo orientale del tipo rappresentato dagli Yoga Sutra di Patañjali non era adatto agli adepti occidentali? Non aveva lui stesso preso a prestito da quella fonte molti concetti psicologici, o non li aveva per lo meno usati per sostenere i propri? Perché egli non fu all’altezza di riconoscere il conseguimento del samadhi come conquista definitiva del risveglio spirituale? Il lettore può scoprire a vari livelli le risposte a queste domande al procedere delle osservazioni e delle riflessioni degli autori. 
L’unica cosa che io posso aggiungere a questa trattazione è che è stata una fortuna per me partecipare frequentemente ai seminari in inglese di Jung a Zurigo negli anni ‘30, e che durante quel periodo ho assimilato gran parte del pensiero di Jung sul tema della religione e della sua relazione con la psicologia. Di conseguenza, diventando un analista junghiano, ho trovato spesso i miei pazienti in un conflitto generato dalla collisione tra psicologia e religione, là dove richiedono nel corso della terapia una comprensione speciale impossibile da trovare in alcun sistema filosofico. Ho imparato da Jung che se la psicologia non impara a risolvere conflitti di quel genere, probabilmente nient’altro lo farà nella nostra cultura. (...)
Forse (...) può trasmettere qualcosa della qualità paradossale dell’atteggiamento di Jung quando egli cercò di gettare un ponte sulla breccia che esisteva e tuttora esiste, anche se oggi in misura minore, tra il nostro utilizzo comportamentale della psicologia, il suo aspetto grossolano o stula, come direbbero in India, e il suo aspetto sottile o suksma, come è rappresentato dalla psicologia del Sé. È con questo concetto che Jung si accostò al tempio d’oro della saggezza orientale, ma col quale si astenne anche dall’entrarvi come adepto. A causa di questo bisogno di gettare un ponte tra tali opposti come anche di riconoscere la validità di entrambe le tradizioni del misticismo, il trascendente e l’immanente, non gli fu possibile entrare in quel tempio in una ricerca personale del samadhi. Anche se egli possedette certi attributi del guru rimase fondamentalmente un guaritore nella tradizione della scienza occidentale” (dall’Introduzione di Joseph L. Henderson).




VDO/1, pp. 288, f.to 14x21, Euro 20,00,
ISBN 88-87131-69-4, I ed. marzo 2005

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