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Enzo Vittorio Trapanese
ITINERARI
POSTJUNGHIANI


Appunti per una psicologia
della complessità


Enzo Vittorio Trapanese (1942), già docente universitario dal 1974 al 2009, è iscritto all’Ordine degli Psicologi della regione Lazio e abilitato all’esercizio permanente della psicoterapia. È membro ordinario, con funzioni di training e di docenza, del “Centro Italiano di Psicologia Analitica” (CIPA), del quale è stato Presidente Nazionale nel quadriennio 2001-2004, e socio IAAP (International Association for Analitical Psychology).
Ha collaborato, con numerosi saggi ed articoli, a diverse riviste scientifiche. Ha tenuto conferenze e seminari presso diverse facoltà universitarie italiane, istituti di ricerca, istituzioni sanitarie pubbliche ed associazioni culturali private su temi d’interesse sociologico e psicologico. Ha inoltre svolto conferenze in numerosi Convegni ufficiali, Tavole rotonde e Giornate di studio programmate da Istituti Universitari, Strutture sanitarie e Associazioni culturali. Ha svolto e svolge corsi ufficiali di insegnamento teorico presso la Sezione di Roma della Scuola di specializzazione in psicoterapia del CIPA.
Ha pubblicato nel corso di più di quaranta anni numerosi scritti (volumi, saggi, rapporti di ricerche empiriche, articoli) su temi di carattere sociologico, psicologico e psicoterapeutico, tra i quali si ricordano quelli indicati nella Bibliografia in calce al presente volume. Vive e lavora a Roma.

INDICE

  • Presentazione (Luigi Aversa)
  • Introduzione
  • 1. La complessità del mondo umano
  • 2. Il lascito junghiano (prima parte)
  • 3. Il lascito junghiano (seconda parte)
  • 4. Jung e la modernità
  • 5. La psicologizzazione della trascendenza
  • 6. Attualità e inattualità del mito
  • 7. Interpretazioni extrapsicologiche della sofferenza psichica
  • 8. La morte
  • Bibliografia
     

 

L’opera di Carl Gustav Jung contempla una visione dinamica dei rapporti tra punto di vista e realtà, tra il mondo come noi lo vediamo e il mondo oggettivo che resiste ad ogni interpretazione che si proponga come esaustiva o definitiva. Sia l’immagine dell’uomo biopsichico (presente già al momento della nascita ), sia quella dell’uomo culturale, storico e relazionale, rappresentano – rispettivamente – solo uno dei due fattori in gioco nella costruzione della personalità individuale e dell’agire dei singoli. Pur se con alcune ambiguità, l’edificio junghiano si pone dunque in una prospettiva che può essere definita come psicologia della complessità.
Attraversando temi come l’individuazione, il condizionamento tipologico, la metafora, il simbolo, il mito, la religione, la morte, l’empatia e con l’incursione anche in ambiti extrapsicologici della sofferenza, l’Autore propone una lettura del corpus junghiano che possa fornire alcuni ritratti in grado di indicare la problematicità e la complessità delle aree più pregnanti del mondo umano. Può così essere colta “quella ‘tensione antinomica” che prelude all’esperienza simbolica, unica chance per non rimanere nel mondo degli oggetti che “servono’ a qualcosa” e per usufruire della possibilità di essere liberi.
La psicoterapia – ecco una tesi dell’Autore – è innanzitutto comprensione, mediante l’ascolto incondizionato del terapeuta, dei fattori in gioco nell’interazione tra due alterità, unite dal comune patrimonio biopsichico e dall’appartenenza ad un universo condiviso, ma mai interamente condiviso, di simboli, metafore e vocabolari. 


SDL/52, pp. 384, f.to 14x21, Euro 25,00,
ISBN 978-88-95601-32-8, I ed. settembre 2016

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