Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Home
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Editore
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Catalogo
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Riviste
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Acquisto
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Links

Angiola Iapoce
IL SOGNO:

UNA FERITA PER IL LOGOS

Sogno.jpg (11024 byte)

Jung e la metodologia del paradosso

 

Angiola Iapoce, dopo la laurea i filosofia, si specializza in ricerche filosofiche con una tesi sul pensiero di Matte Blanco. Allieva di Mario Trevi, in ambito junghiano si occupa in particolare dei rapporti tra filosofia e psicologia analitica e delle problematiche relative alla metodologia psicologica. Il suo articolo "Jung e il complesso a tonalità affettiva: cenni storici", è apparso nella rivista Psichiatria e psicoterapia analitica (1994). Per Laterza ha pubblicato il saggio "Il sogno" nel volume Fondamenti di psicologia analitica (1995), a cura di L. Aversa. Lavora privatamente come psicoterapeuta.

Sul filo di un ragionamento che prendendo le mosse dai primi esperimenti associativi sul "complesso" si snoda fino alle ipotesi ultime incentrate sulla metodologia del paradosso, Angiola Japoce ripercorre in questo saggio l’evolversi della produzione concettuale di Jung sulla psiche. E all’interno di questo percorso l’autrice mette a fuoco in particolare l’approccio di Jung con quello "strappo" nella continuità della coscienza che è il fenomeno "sogno".
"Strappo" di cui Jung si è ampiamente occupato, nella consapevolezza che il senso d’unitarietà dell’uomo può mantenersi solo se si tiene nella dovuta considerazione ciò che ne rappresenta l’alterità. Posizione paradossale, ma Jung è pensatore di paradossi. E il sogno, come la follia, proprio per il loro essere paradossali, lanciano una sfida radicale alla possibilità di comprensione per l’uomo.
All’idea di un sogno che come "scheggia impazzita" sfuggirebbe alle categorie della ragione Jung contrappone infatti, come ben sottolinea l’autrice, la visione di una ragione che alla luce della complessità dell’esistenza sa allargare i confini dei suoi territori e il raggio della sua azione.
Poiché la ragione si nutre di fatti e di esperienze, Jung ha ricercato, nel suo lavoro di psicologo clinico, una teoria sufficientemente duttile da potersi applicare alle più svariate forme del reale, ma anche, proprio per questo, sufficientemente forte da non perdersi in esse. Emerge così un percorso teorico che di fatti si nutre e ai fatti ritorna, una mappa che, pur non potendo sovrapporsi al territorio, ne rappresenta una possibilità di orientamento.
In questo Jung è un pensatore moderno che anticipa, con le sue ricerche e i suoi pensieri, tutte quelle problematiche che emergeranno di lì a poco e che avranno come denominatore comune la crisi di una distinzione certa e irrefutabile tra soggetto e oggetto. Ma altrettanto Jung non cede a una morale in cui "tutto va bene", poiché mantiene un rigore concettuale che cerca di spingersi anche in quelle contrade rischiose che solitamente sono abbandonate a se stesse: in fondo, la sua etica più propria è quella della terapia, della cura degli altri. Forse solo così si può curare se stessi.

SDL/2, pp. 144, f.to 14x21, Euro 13,40
ISBN 88-87131-00-7, I ed. maggio 1997

Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Home
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Editore
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Catalogo
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Riviste
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Acquisto
Blue_Swirl9340.gif (899 byte)
Links